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5 curiosità che forse non conoscevi su Donatello

5 curiosità che forse non conoscevi su Donatello

Immagina di camminare per le strade di Firenze del Quattrocento e di imbatterti in un uomo dall’aspetto trasandato, vestito di stracci, che scolpisce il marmo con una precisione chirurgica. Quell’uomo che i vicini guardano con sospetto – perché mai tiene denaro in casa e vive come un mendicante pur essendo ricco? – è destinato a rivoluzionare per sempre il modo di concepire la scultura.

Donato di Niccolò di Betto Bardi, meglio conosciuto come Donatello, non è stato solo uno dei più grandi scultori della storia dell’arte. È stato un rivoluzionario, un innovatore che ha saputo infondere vita al marmore e al bronzo con una maestria che ancora oggi ci lascia senza fiato. Ma dietro le sue opere immortali si nascondono storie, segreti e curiosità che forse non hai mai sentito raccontare.

Ecco le 5 curiosità che forse non conoscevi su Donatello

1. Il genio che viveva in povertà volontaria

Ecco una delle contraddizioni più affascinanti della storia dell’arte: Donatello era ricchissimo, ma viveva come un povero. I Medici lo coprivano d’oro, letteralmente. Cosimo il Vecchio gli regalò una volta una veste rossa, un berretto e un mantello, ma il maestro li indossò per due giorni appena, poi li ripose nell’armadio per non tirarli più fuori.

Io non sono avvezzo a andare vestito da cittadino la festa“, si giustificava con chi gli chiedeva perché continuasse a girare in abiti logori. La verità è che Donatello aveva compreso qualcosa di profondo: la ricchezza materiale poteva distrarlo dalla ricchezza spirituale della creazione. Teneva i soldi in un cestino appeso al soffitto, accessibile a tutti i suoi allievi e collaboratori. “Prendete quello che vi serve“, diceva.

Questa scelta non era eccentricità, ma filosofia di vita. In un’epoca in cui l’arte iniziava a essere commercio, Donatello rimaneva fedele all’idea dell’artista come tramite tra il divino e l’umano.


2. L’inventore del nudo che scandalizzò Firenze

Nel cortile di Palazzo Medici, verso il 1440, apparve qualcosa che Firenze non aveva mai visto: il primo nudo a tutto tondo dell’arte occidentale dopo l’antichità classica. Il David di Donatello non era solo una scultura, era una dichiarazione di guerra contro mille anni di pudore medievale.

Ma c’è un dettaglio che spesso sfugge: David è raffigurato subito dopo la vittoria su Golia, non durante il combattimento. Il suo volto non esprime trionfo, ma una malinconia quasi femminea. È un adolescente che ha appena scoperto di possedere un potere terribile: quello di dare la morte. Come deve sentirsi un ragazzo che con una fionda ha abbattuto un gigante?

Il cappello da pastore, gli stivali, la spada di Golia ai suoi piedi: ogni elemento racconta una storia di trasformazione. Donatello non ha scolpito un eroe, ma l’momento esatto in cui l’innocenza incontra la responsabilità. Forse per questo il David continua a turbarci: perché in quel volto leggiamo la nostra stessa fragilità umana.


3. Il maestro della prospettiva che ingannava l’occhio

Prima di Brunelleschi, prima di Leon Battista Alberti, c’era Donatello. Il suo rilievo schiacciato (rilievo stiacciato) è una delle invenzioni più geniali della storia dell’arte: creare profondità infinita con pochi millimetri di spessore.

Guarda il Banchetto di Erode nel fonte battesimale di Siena: gli archi si susseguono in una fuga prospettica perfetta, le figure si dispongono su piani diversi, lo spazio sembra respirare. Eppure il rilievo non supera i due centimetri di spessore. Come è possibile che una superficie quasi piatta possa contenere un mondo così profondo?

Donatello aveva capito che l’arte non deve imitare la realtà, ma creare una realtà parallela, più vera del vero. Nei suoi rilievi, la matematica della prospettiva si fonde con la poesia del racconto, creando uno spazio che esiste solo nell’immaginazione, ma che percepiamo come assolutamente concreto.

4. L’amicizia più bella del Rinascimento

Se c’è una storia d’amicizia che scalda il cuore nell’arte rinascimentale, è quella tra Donatello e Brunelleschi. Non erano solo colleghi, erano anime affini che si stimolavano a vicenda, si sfidavano, si completavano.

La leggenda racconta che una volta Brunelleschi criticò aspramente un crocifisso di Donatello, definendolo “un contadino in croce“. La risposta di Donatello? “Prendi del legno e fanne uno tu“. Brunelleschi accettò la sfida e scolpì il celebre crocifisso di Santa Maria Novella. Quando Donatello lo vide, rimase così colpito che lasciò cadere il grembiule pieno di uova che stava portando a casa.

Ma c’è un episodio ancora più toccante: quando Donatello rimase solo e povero nella vecchiaia, fu Cosimo de’ Medici a prendersi cura di lui, ma su consiglio di Brunelleschi. L’amicizia vera, quella che dura una vita intera, è fatta di questi gesti silenziosi: riconoscere il genio dell’altro anche quando il mondo sembra averlo dimenticato. Passiamo, ora, all’ultima curiosità su Donatello.

5. Il segreto della Maddalena che commuove da sei secoli

Nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze si trova una delle sculture più sconvolgenti mai create: la Maddalena penitente in legno policromo. Non è bella nel senso classico del termine, anzi: è devastata dal tempo, dalla penitenza, dalla vita. Eppure è di una bellezza straziante.

Donatello l’ha scolpita quando aveva più di settant’anni, e forse in quella figura scheletrica e commovente ha messo qualcosa di profondamente personale. La Maddalena non chiede pietà, chiede comprensione. Le sue mani giunte non supplicano perdono, ma esprimono una dignità che nessuna sofferenza può cancellare.

C’è chi dice che in quel volto scavato Donatello abbia ritratto se stesso, o almeno la propria anima. Cosa significa invecchiare quando si è dedicata una vita intera alla bellezza? Cosa resta quando le mani non obbediscono più con la stessa precisione di un tempo?

La risposta è in quella scultura: resta l’essenza, quella verità nuda e pura che solo l’arte sa rivelare. La Maddalena di Donatello ci ricorda che la vera bellezza non sta nella perfezione, ma nell’autenticità dell’essere umano.

5 curiosità su Donatello: l’eredità di uno sguardo rivoluzionario

Quando usciamo dai musei dopo aver contemplato le opere di Donatello, portiamo con noi qualcosa di indefinibile: la sensazione di aver sfiorato un mistero. Questo maestro del Quattrocento non ha solo scolpito marmo e bronzo, ha scolpito l’anima umana in tutte le sue sfaccettature. Le sue sculture continuano a parlarci perché Donatello ha saputo vedere l’eternità nell’attimo, il divino nell’umano, la bellezza nella fragilità.

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