L’Epifania nell’arte, tra i Re Magi nel mondo e la Befana in Italia
L’Epifania, celebrata il 6 gennaio, è una delle feste più antiche della tradizione cristiana e uno dei temi più affascinanti della storia dell’arte. Nota principalmente per il racconto dei Magi che, guidati da una stella, giungono a Betlemme per rendere omaggio al Bambino Gesù, questa ricorrenza ha ispirato artisti di ogni epoca a cimentarsi con la narrazione di un evento intriso di simbolismo, mistero e significati universali.
L’Epifania e i Magi nell’arte: tra storia e leggenda
I Magi sono tra le figure più enigmatiche della tradizione cristiana. Il Vangelo di Matteo, unica fonte canonica a citarli, non ne specifica il numero né i nomi, né fornisce dettagli sulla loro origine, lasciando spazio a un’immensa libertà interpretativa per gli artisti. I Magi diventeranno presto tre, rappresentando simbolicamente le tre età dell’uomo e i tre continenti allora conosciuti: Europa, Asia e Africa. Questa associazione è evidente in opere come l’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano (1423), dove i tre re, vestiti di ricche stoffe e gioielli, incarnano la multiculturalità e la maestosità di un evento che trascende i confini geografici.

Un altro elemento intrigante è l’evoluzione iconografica dei Magi stessi. Se nelle prime rappresentazioni paleocristiane i Magi appaiono semplici e quasi anonimi, con il Medioevo e il Rinascimento diventano figure sontuose, riccamente vestite e spesso accompagnate da un corteo spettacolare. In molte opere, come nell’Adorazione dei Magi di Botticelli, si inseriscono dettagli della moda e degli usi contemporanei, trasformando la scena in una sorta di celebrazione dell’epoca.

La stella cometa: un simbolo universale
La stella cometa, che guida i Magi fino alla grotta di Betlemme, è uno degli elementi più riconoscibili e carichi di significato delle rappresentazioni dell’Epifania. Ma sapevate che la sua raffigurazione è profondamente legata all’osservazione astronomica?
Nel Giotto, per esempio, nella Cappella degli Scrovegni (1303-1305), la cometa è rappresentata in modo così vivido da essere stata identificata da alcuni studiosi come una raffigurazione della cometa di Halley, visibile nel 1301. Questo dettaglio dimostra l’attenzione degli artisti medievali per il mondo naturale e la loro capacità di integrare elementi reali nella narrazione sacra.
In altre opere, la stella è rappresentata in forme più stilizzate o idealizzate, come una luce divina o un simbolo astratto, che incarna la guida spirituale per eccellenza. È interessante notare come, in molte rappresentazioni, la stella si ponga direttamente sopra la testa del Bambino Gesù, quasi a sottolinearne la centralità nel mistero divino.

Curiosità: il dono di Gaspare è davvero mirra?
I doni dei Magi – oro, incenso e mirra – sono carichi di significati simbolici: l’oro rappresenta la regalità, l’incenso la divinità e la mirra, usata per le imbalsamazioni, prefigura la Passione di Cristo. Ma c’è una curiosità che ha stuzzicato gli studiosi per secoli: il dono di Gaspare era davvero mirra?
Alcuni testi apocrifi e tradizioni locali suggeriscono che la mirra possa essere stata sostituita, in certi contesti, con erbe aromatiche o spezie rare, come il balsamo o la cassia. Questo dettaglio varia anche nelle rappresentazioni artistiche, dove spesso i contenitori dei doni sono elaboratissimi e sembrano contenere oggetti di valore simbolico più che reale.
La cavalcata dei Magi: un viaggio attraverso i secoli
La scena del viaggio dei Magi è uno dei momenti più spettacolari della narrazione epifanica e offre agli artisti l’opportunità di rappresentare paesaggi esotici e processioni lussuose. Un esempio straordinario è il Corteo dei Magi di Benozzo Gozzoli (1459-1461) nella Cappella dei Magi di Palazzo Medici Riccardi a Firenze. Qui, i Magi e il loro corteo attraversano un paesaggio collinare ricco di dettagli, mentre i personaggi indossano abiti rinascimentali e cavalcano animali decorati.

Questa rappresentazione non è solo una celebrazione dell’evento sacro, ma anche un manifesto politico: i membri della famiglia Medici compaiono tra i personaggi, sottolineando il loro ruolo di mecenati e protagonisti della vita culturale e religiosa dell’epoca.
L’adorazione dei Magi: un’opera in continua evoluzione
L’adorazione dei Magi è uno dei temi più rappresentati nella storia dell’arte e continua ad affascinare artisti contemporanei. Opere come quelle di Leonardo da Vinci, rimasta incompiuta ma di una potenza visiva straordinaria, e di Diego Velázquez, con il suo realismo drammatico, dimostrano quanto il tema possa essere declinato in modi diversi.
Curioso è notare come, in alcuni contesti, la scena dell’adorazione venga arricchita con dettagli di vita quotidiana o elementi profani, come animali domestici o strumenti musicali. Questi dettagli non solo umanizzano la narrazione, ma riflettono anche l’intento degli artisti di avvicinare il divino all’esperienza comune dei fedeli.


L’Epifania e i suoi significati nascosti
Al di là della narrazione evangelica, l’Epifania rappresenta un tema ricco di significati nascosti e simbolismi. Per esempio, la figura dei Magi può essere letta come un’allegoria della conoscenza che si inchina alla fede, o come una celebrazione dell’universalità del messaggio cristiano.
In alcune rappresentazioni medievali, i Magi portano doni che simboleggiano le virtù cardinali, mentre in altre opere rinascimentali il viaggio dei Magi diventa un’allegoria del cammino spirituale verso la salvezza. Questi strati di significato rendono l’Epifania uno dei temi più affascinanti e complessi della storia dell’arte.
Epifania nell’arte contemporanea: una rilettura del mistero
Anche l’arte contemporanea ha trovato nell’Epifania una fonte inesauribile di ispirazione. Artisti come Salvador Dalí e Marc Chagall hanno reinterpretato il tema in chiave simbolica e surrealista, mescolando tradizione e innovazione.
La rappresentazione dell’Epifania nell’arte diventa così un viaggio attraverso la storia, la cultura e l’immaginazione umana. Ogni opera, dalla più antica icona paleocristiana al più audace dipinto contemporaneo, racconta una parte di questo mistero universale, invitandoci a riflettere sul senso profondo del viaggio, della ricerca e dell’incontro.

Ma allora la Befana?
In Italia, la celebrazione della Befana ha radici profonde nella tradizione popolare e nell’immaginario collettivo, evolvendo come una figura distinta rispetto ai Re Magi, pur condividendo con essi il tema del dono e del viaggio. La leggenda narra che la Befana, una vecchietta che vive in solitudine, fu invitata dai Magi a unirsi al loro viaggio verso Betlemme, ma rifiutò. In seguito, pentitasi, si mise in cammino con un sacco pieno di doni, distribuendoli a ogni bambino nella speranza di incontrare il Bambino Gesù. Questo racconto, intriso di spiritualità e di un tocco di magia, spiega perché la Befana porti regali ai bambini italiani la notte tra il 5 e il 6 gennaio, in una tradizione che mescola elementi cristiani e pagani. Le sue origini, infatti, sono legate a riti propiziatori precristiani, che celebravano il rinnovarsi della natura e la fine dell’anno solare.
Dal punto di vista artistico, la Befana è stata rappresentata raramente nell’arte “alta”, trovando invece spazio soprattutto nella cultura popolare e nell’iconografia legata alla tradizione folklorica. Spesso raffigurata come una vecchietta dai tratti bonari, con il classico naso adunco, vestita di stracci e con una scopa volante, la Befana è protagonista di illustrazioni, manifesti pubblicitari e incisioni che enfatizzano il suo carattere umile e al contempo magico. Un esempio curioso sono le cartoline illustrate del primo Novecento, dove la Befana è rappresentata in una chiave quasi allegorica, simboleggiando l’Italia rurale che porta doni ai suoi figli. La sua immagine, pur legata a un’estetica popolare, evoca un fascino senza tempo, facendo della Befana un’icona unica, che unisce il sacro e il profano in una narrazione tutta italiana.
La Befana durante il fascismo: propaganda e tradizione popolare
Durante il regime fascista, la figura della Befana fu sfruttata come strumento di propaganda per consolidare l’identità nazionale e promuovere i valori cari al regime, sfruttando una tradizione radicata nella cultura italiana. Negli anni Trenta, il regime ideò la Befana Fascista, una celebrazione ufficiale istituita per distribuire regali e beni di prima necessità ai bambini delle famiglie più povere. Questo evento, organizzato nelle piazze principali e nelle scuole, era accompagnato da una retorica che esaltava il ruolo paternalistico dello Stato come protettore e benefattore della popolazione.

La Befana Fascista non era solo un’occasione per perpetuare una tradizione popolare, ma un mezzo per rafforzare il consenso, alimentando l’idea di un regime vicino ai bisogni delle famiglie italiane. I regali distribuiti, spesso modesti e simbolici, come dolciumi o giocattoli di legno, erano accompagnati da opuscoli propagandistici che esaltavano il Duce e l’ideologia fascista.
Dal punto di vista iconografico, la figura della Befana assunse un aspetto più austero e rispettabile, abbandonando in parte i tratti folcloristici della vecchietta povera e bonaria. In alcune illustrazioni e manifesti dell’epoca, la Befana era rappresentata come una figura elegante e dignitosa, talvolta associata ai simboli del regime, come fasci littori o aquile. Questi dettagli visivi sottolineavano l’intento di trasformare una tradizione popolare in un evento funzionale agli scopi ideologici.
La Befana Fascista cessò con la caduta del regime, ma la figura della Befana, slegata dall’uso politico, tornò a essere un simbolo del folklore e della cultura italiana, conservando il suo ruolo amato e universale di portatrice di doni e magia per i bambini. Questo episodio storico, tuttavia, rimane un esempio significativo di come il regime fascista abbia cercato di plasmare tradizioni popolari per costruire una narrativa di potere e consenso. QUI, puoi trovare il focus sul murale di Diego Rivera: un racconto rivoluzionario, nel cuore del capitalismo.
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