Mostre ottobre a Roma: l’origine e il suo oltre. Il comunicato
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Mostre ottobre a Roma: l’origine e il suo oltre. Il comunicato

Mostre ottobre a Roma: l’origine e il suo oltre. Il comunicato

Italian Art Journal condivide i comunicati stampa di eventi e manifestazioni di particolare interesse artistico, sociale e culturale, con tutti riferimenti annessi e rimandi, ove disponibili, ai siti web ufficiali delle manifestazioni. Segnalaci un evento o manifestazione alla mail artingaroundcommunications@gmail.com.

Mostre ottobre a Roma: il comunicato integrale della mostra all’Ulisse Gallery

Sarà la mostra di Agostino Bonalumi, Antonio Corpora, Piero Dorazio, Salvatore Emblema, Achille Perilli e Romanoleli ad aprire la stagione dell’Ulisse Gallery di Roma. L’allestimento, raccoglierà opere e cifre poetiche sostanziali come: intersezioni, seconda pelle, principio di svelamento, forme geometriche, colori brillanti, formalismo, astrattismo classico, estroflessione, introflessione, detessiture e orizzonti quantici.

L’evento è stato curato da Gabriele Perretta, il quale spiega lo spirito della mostra con le seguenti parole: “L’astrattismo del secondo novecento si pone lungo una ideale linea orizzontale, dalla quale si staccano verso l’alto e verso il basso apici e riccioli vari. Queste direttive originarie simbolizzerebbero l’unione dei valori del mondo esterno, materialista e visivo con i valori del mondo interno, intimo e metasensibile.

Ecco allora l’arte della conciliazione quantica. Oltre a queste suggestioni visuali rinvenibili in tutti gli artisti coinvolti, la mostra proporrà ai visitatori la produzione di Romanoleli, arricchita da tecniche miste che uniscono tessuto, pittura, scultura, volumetrie, toni terrosi, tocchi brillanti di azzurri saturi, grigi cronici e indefiniti, abitati da curve di verde. Gli equilibri precari della tensione sostenuta da Romanoleli si confrontano con il principio di svelamento a cui tutti gli artisti astratti alludono, spingendosi a distinguere una “tecnica pittorica altra”, senza l’uso esclusivo dei pennelli, per prediligere l’esperienza plastica e modellizzatrice della materia. All’origine c’è un gruppo di maestri dell’astrattismo: Agostino Bonalumi, Antonio Corpora, Piero Dorazio, Salvatore Emblema, Achille Perilli, come tracce dell’astrattismo del secondo dopoguerra e poi c’è Romanoleli a confronto con tutti loro”.

Una vera e propria miniera di suggerimenti e incoraggiamenti a cui attingere per condurre anche oggi una ricerca attuale e vibrante sui corpi della “forma astratta”. E qui non siamo lontani dal titolo della mostra «L’origine e il suo oltre!» ovvero un focus dall’approccio “originale” sull’inesauribile carica innovativa dell’arte aniconica, che ha solcato il XX e il XXI secolo fino ad approdare ai nostri giorni. Il percorso espositivo delle opere, continua col dire il curatore, “rappresenta: l’evoluzione del linguaggio visivo degli astrattisti della generazione post-guerra – che prima rielaborano, studiano, e poi ritornano alla pittura con segni rinnovati – e le esperienze della neoavanguardia testimoniano questo approdo cruciale, vissuto da un’intera generazione di autori, in una visività fortemente sperimentale, pronta ad accogliere al suo interno tutto ciò che prima gli era assolutamente precluso, compresa l’irrazionalità, la contraddizione, l’insensatezza, il divertissement.

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Il messaggio che L’origine e il suo oltre ci consegna, attraverso la coniugazione del punto d’inizio della forma e del suo “di la dà”, è questo: occorre trasformarsi per essere ancora nel principio, conservare la meraviglia, perché nella fase quantica non c’è tanto nostalgia, regressione, irresponsabilità ma soprattutto un fondamentale «nucleo salvifico» di immaginazione e creatività nel disporsi verso il futuro. La pittura, insomma, (quella tradizionale, canonica, classicamente impostata) subisce, a partire dagli anni Cinquanta, un processo di metamorfosi, simile a quello tra materia e antimateria. Non scompare, ma si trasforma in qualcos’altro, in qualcosa di potenzialmente esplosivo, in un’anti-pittura dalla carica dirompente, sfuggente e instabile come le particelle di antimateria, e come quest’ultima difficile da imbrigliare.

Una pittura spuria, contaminata dal contatto con le cose, naturali o artificiali, depotenziata nello stile, costruita per stratificazione oggettuale, o depauperata nel segno fino ai limiti del disturbo morfemico fine a se stesso. L’obiettivo del punctum nativo, negli anni Sessanta, fu quello di attingere all’«origine» delle cose, eliminando le sedimentazioni della storia, il punto di arrivo del nuovo secolo è, invece, «l’indeterminazione quantica», l’approdo ad un linguaggio stratigrafico totalmente dilacerato, ridotto a sovrapposizioni, monconi di sfoglie galleggianti nello spazio, «feti visualistici» azzerati dalla loro stessa presenza: una non-forma (quantica e geometrica) come esito estremo (ma non esiziale) dell’entanglement!”

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