5 opere che devi conoscere di Renato Guttuso
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5 opere che devi conoscere di Renato Guttuso

5 opere che devi conoscere di Renato Guttuso, il maestro siciliano del XX secolo

C’è un momento, nella vita di ogni grande artista, in cui il pennello smette di essere solo uno strumento e diventa un’estensione dell’anima. Per Renato Guttuso, quel momento arrivò quando capì che dipingere significava urlare la verità, anche quando fa male. Nelle sue tele non troverai mai la bellezza compiacente o l’eleganza fine a se stessa: troverai la vita nuda e cruda, con tutti i suoi contrasti, le sue passioni, le sue contraddizioni. Guttuso è il patriarca del neorealismo su tela.

Renato Guttuso (1911-1987) è stato un narratore di emozioni, un cronista della sua epoca, un rivoluzionario che ha saputo trasformare la pittura in un grido di libertà e verità. Le sue opere parlano di Sicilia e di umanità, di lotta e di bellezza, di tradizione e di modernità. Scopriamo insieme cinque capolavori che ogni amante dell’arte dovrebbe conoscere, cinque finestre su un mondo che continua a emozionare e stupire.

1. Crocifissione (1941) – Il grido che ruppe il silenzio

La Crocifissione del 1941 è forse l’opera più potente e controversa di Guttuso. Non è una semplice rappresentazione religiosa: è un urlo contro la guerra, contro la violenza, contro l’indifferenza. Cristo non è qui il figlio di Dio sereno e rassegnato della tradizione cristiana, ma un uomo straziato dal dolore, circondato da figure grottesche e drammatiche che sembrano uscire da un incubo.

I colori sono violenti: rossi sanguigni, neri profondi, gialli acidi. Ogni pennellata è un pugno nello stomaco, ogni dettaglio un grido di protesta. Guttuso dipinse quest’opera mentre l’Europa bruciava nella Seconda Guerra Mondiale, e riuscì a catturare sulla tela tutto l’orrore di quegli anni. La Chiesa si scandalizzò, i critici si divisero, ma l’arte aveva parlato con una voce nuova e inconfondibile. Qualcosa, tra l’altro, ci ricorda il Guernica di Picasso (vedete bene).

Guardando quest’opera oggi, a distanza di ottant’anni, si percepisce ancora quella disperazione, quella rabbia, quella necessità di dire “no” a un mondo che aveva perso la sua umanità.

2. Vucciria (1974) – L’esplosione dei sensi

Se la Crocifissione era un grido di dolore, Vucciria è un’esplosione di vita. Quest’opera monumentale, conservata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, ci catapulta nel cuore pulsante del mercato storico di Palermo. Ma non è solo una rappresentazione: è una sinfonia di colori, odori, suoni che sembrano fuoriuscire dalla tela.

Guttuso dipinge pesci che brillano come gioielli, frutta che sembra maturare sotto i nostri occhi, volti di mercanti e compratori che raccontano storie antiche quanto la Sicilia stessa. Ogni centimetro del quadro brulica di dettagli: una mano che afferra, un occhio che scruta, una bocca che grida il prezzo del giorno.

L’artista trascorse mesi nel mercato, osservando, annotando, memorizzando. Voleva catturare non solo l’aspetto visivo della Vucciria, ma la sua anima, quel mix unico di sacro e profano, di antico e moderno che caratterizza la cultura siciliana. Il risultato è un’opera che ti avvolge, ti trascina, ti fa sentire il profumo del pesce fresco e il calore della folla.

3. Fuga dall’Etna (1938-1940) – Quando la natura diventa protagonista

Fuga dall’Etna è un’opera che racconta la forza primordiale della natura siciliana. Dipinta tra il 1938 e il 1940, mostra uomini e animali in fuga dal vulcano in eruzione. Ma non è solo una cronaca di un evento naturale: è una meditazione sulla fragilità dell’esistenza umana di fronte alle forze della natura.

I corpi si contorcono, i volti esprimono terrore, i colori sembrano incendiati dal magma vulcanico. Guttuso, che era nato all’ombra dell’Etna, conosceva bene quella paura ancestrale che il vulcano sa incutere. Ma nell’opera c’è anche una bellezza terribile, una maestosità che ci ricorda quanto piccoli siamo di fronte ai grandi fenomeni naturali.

L’Etna diventa qui un personaggio, una presenza che domina la composizione e condiziona ogni elemento del quadro. È la Sicilia nella sua essenza più pura e selvaggia, quella che ha formato il carattere dei suoi abitanti attraverso millenni di convivenza con la potenza del fuoco sotterraneo.

4. I funerali di Togliatti (1972) – Il dolore collettivo

I funerali di Togliatti è forse l’opera più politicamente carica di Guttuso, ma anche quella che meglio dimostra come l’arte possa trasformare un evento storico in poesia universale. Il dipinto, conservato al Museo d’arte moderna di Bologna, non ritrae semplicemente un funerale: racconta il dolore di un popolo, la fine di un’epoca, il peso della storia sulle spalle degli uomini comuni.

Le figure si accalcano attorno alla bara, ma non sono ritratti realistici: sono archetipi dell’umanità dolente. I volti esprimono una commozione che va oltre la politica, che tocca le corde più profonde dell’animo umano. Guttuso dipinge madri, operai, intellettuali, tutti uniti dalla stessa emozione primitiva di fronte alla morte.

I colori sono cupi ma non disperati: c’è un rosso che pulsa come sangue vivo, un nero che non è vuoto ma pieno di significato. L’artista siciliano riesce a trasformare un momento di cronaca in un affresco dell’eternità, dimostrando come l’arte possa elevare anche gli eventi più contingenti a simboli universali della condizione umana.

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5. Boogie-woogie (1953-1954) – L’America che arriva in Sicilia

Boogie-woogie è forse l’opera più sorprendente di Guttuso, quella che meglio mostra la sua capacità di catturare lo spirito del tempo. Negli anni Cinquanta, l’America e la sua cultura musicale stavano conquistando l’Europa, e Guttuso volle raccontare questo fenomeno attraverso una composizione dinamica e moderna.

Le figure danzano al ritmo della nuova musica, i colori sono vivaci e contrastanti, la composizione è frammentata come le note di un boogie-woogie. Ma non è solo un omaggio alla modernità: è anche un’analisi lucida di come le culture si mescolino e si trasformino, di come il nuovo dialoghi sempre con l’antico.

Guttuso dipinge corpi in movimento, volti estasiati dalla musica, atmosfere notturne cariche di energia. È la gioventù che si ribella, che cerca nuove forme di espressione, che vuole ballare e dimenticare gli orrori della guerra appena finita. L’artista siciliano coglie questo momento di transizione con la sensibilità di chi sa che ogni epoca porta con sé i semi del cambiamento.

L’eredità del maestro Renato Guttuso racchiusa in 5 opere fondamentali

Renato Guttuso ci ha lasciato molto più di cinque capolavori, ovviamente: ci ha regalato uno sguardo nuovo sulla realtà, la capacità di vedere bellezza anche nel dolore, la forza di non chinare mai la testa davanti all’ingiustizia. Le sue opere continuano a parlarci perché nascono da un cuore che ha saputo amare profondamente la vita in tutte le sue manifestazioni. Con lui, si sviluppa una scuola siciliana, tra i cui massimi esponenti troviamo il grande pittore siciliano Lorenzo Chinnici (che si può ammirare alla Taimeless Art Gallery di Taormina)

Quando oggi visitiamo una mostra di Guttuso o ci fermiamo davanti a una delle sue opere, non stiamo solo guardando dei quadri: stiamo entrando in dialogo con un uomo che ha saputo trasformare la pittura in poesia, la realtà in sogno, l’arte in vita. E forse è proprio questo il miracolo più grande che un artista possa compiere: renderci più umani, più sensibili, più capaci di meravigliarci davanti alla bellezza del mondo.

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