Questa fiorera ha portato all’indipendenza della Colombia
Chi avrebbe mai pensato che un semplice vaso di fiori potesse scatenare una rivoluzione? Eppure, nel cuore di Bogotá, nella mattinata del 20 luglio del 1810, un’elegante fiorera di ceramica spagnola divenne il simbolo dell’indipendenza colombiana. Il florero de Llorente non è solo un oggetto di antiquariato custodito nella Casa del Florero: è il testimone silenzioso di un momento cruciale della storia americana, quando un gesto apparentemente banale si trasformò nel grido di libertà di un’intera nazione.
Le radici di una rivoluzione: la crisi finale dell’impero spagnolo e i moti rivoluzionari
Per comprendere l’importanza simbolica del florero, bisogna immergersi nel clima politico dell’America ispanica del primo Ottocento. L’Europa napoleonica stava ridisegnando la mappa del continente, e la Spagna si trovava in una posizione di estrema fragilità. Nel 1808, l’invasione francese aveva deposto il re Carlos IV, mentre suo figlio Fernando VII era tenuto prigioniero da Napoleone. Il trono spagnolo vacillava, e con esso l’intero sistema coloniale americano.
In questo contesto di incertezza, le élite criolle del Nuovo Regno di Granada – quelle famiglie di origine spagnola nate in territorio americano – iniziarono a nutrire ambizioni autonomiste sempre più concrete. Bogotá, capitale del vicereame, diventò il laboratorio politico dove si sperimentarono le prime forme di governo locale. I criollos, esclusi dai più alti incarichi amministrativi riservati ai peninsulari (gli spagnoli nati in madrepatria), vedevano nell’instabilità metropolitana un’opportunità unica per rivendicare maggiore autonomia.
Le idee illuministe circolavano nelle tertulie bogotane, quegli incontri intellettuali dove si discuteva di Rousseau, Voltaire e delle nuove costituzioni repubblicane. La Rivoluzione francese e l’indipendenza degli Stati Uniti non erano più eventi lontani, ma modelli concreti da seguire. Francisco de Miranda, il precursore dell’indipendenza venezuelana, aveva già tentato alcune spedizioni militari, mentre in Europa si moltiplicavano le giunte di governo che si proclamavano legittime depositarie della sovranità spagnola.
Il 20 luglio 1810: una giornata che cambiò la storia
Il 20 luglio 1810 si aprì come una qualsiasi giornata di mercato nella Plaza Mayor di Bogotá. Ma dietro l’apparente normalità si celava un piano meticolosamente orchestrato dai patrioti criollos. Luis de Rubio, un ricco commerciante, e suo fratello Francisco si erano accordati con alcuni esponenti dell’élite locale per provocare un incidente che giustificasse una sommossa popolare.
L’obiettivo era José González Llorente, un ricco commerciante spagnolo proprietario di una delle botteghe più eleganti della piazza. Llorente era noto per la sua collezione di ceramiche pregiate e per il suo carattere piuttosto scontroso nei confronti dei criollos. La sua bottega, situata all’angolo nord-orientale della plaza, era un simbolo del potpotere economico peninsulare.
Verso le undici del mattino, Luis de Rubio si avvicinò al negozio con un pretesto apparentemente innocuo: voleva prendere in prestito una fiorera per decorare la tavola in occasione della visita del commissario regio Antonio Villavicencio. La richiesta non era del tutto inusuale – prestare oggetti di valore tra conoscenti faceva parte delle consuetudini sociali dell’epoca – ma Llorente, forse intuendo qualcosa di sospetto, rifiutò bruscamente.
“No se presta a ningún chapetón”, rispose con tono sprezzante, usando un termine dispregiativo per indicare i criollos. Quelle parole furono la scintilla che innescò la rivoluzione. Francisco de Rubio, che aveva assistito alla scena, iniziò a protestare ad alta voce, attirando l’attenzione dei passanti. In pochi minuti, la piazza si riempì di gente che gridava contro l’arroganza spagnola e chiedeva giustizia.
L’escalation della rivolta
Quello che era iniziato come un alterco tra commercianti si trasformò rapidamente in una manifestazione politica. I patrioti, che avevano preparato il terreno nei giorni precedenti, si misero alla testa della folla e iniziarono a scandire slogan indipendentisti. “Viva el Rey, muera el mal gobierno!” – “Viva il Re, muoia il malgoverno!” – era il grido che risuonava nella piazza, una formula che permetteva di criticare l’amministrazione coloniale senza mettere in discussione formalmente la fedeltà alla corona.

Il viceré Antonio Amar y Borbón, colto di sorpresa dalla rapidità degli eventi, tentò di riprendere il controllo della situazione. Ma era troppo tardi: la folla aveva già occupato la Casa del Cabildo e chiedeva la formazione di una giunta di governo composta da rappresentanti locali. Nel giro di poche ore, l’autorità coloniale si sgretolò come un castello di carte.
La sera del 20 luglio, il Cabildo Abierto – un’assemblea straordinaria di notabili – proclamò la Junta Suprema de Santa Fe, il primo governo autonomo della Nuova Granada. Formalmente, si trattava ancora di un atto di fedeltà alla corona spagnola, ma nella sostanza era l’inizio della fine del dominio coloniale. Il viceré fu costretto a dimettersi e venne successivamente espulso dal territorio.
Il simbolo della libertà
Il florero de Llorente divenne immediatamente il simbolo di quella giornata memorabile. Non era solo un oggetto di ceramica, ma la materializzazione di un conflitto più profondo tra due mondi: quello peninsulare, chiuso e autoritario, e quello criollo, aperto alle idee moderne e desideroso di autodeterminazione.
La fiorera rappresentava anche il potere economico e sociale che i criollos rivendicavano. In una società dove il prestigio si misurava anche attraverso il possesso di oggetti di lusso, il rifiuto di Llorente di prestare la sua preziosa ceramica era percepito come un’offesa non solo personale, ma di classe. Era il simbolo tangibile dell’esclusione sociale ed economica che gli spagnoli americani subivano nel proprio paese.

Ma c’è di più: il florero incarnava anche una certa ironia della storia. Che una rivoluzione politica così importante potesse scaturire da una disputa domestica, da un oggetto legato alla sfera privata e femminile della casa, aggiungeva un tocco di umanità e di quotidianità a un evento epocale. Non erano stati i filosofi o i generali a dare il via all’indipendenza, ma un semplice cittadino che voleva decorare la propria tavola.
Il florero de Llorente è un capolavoro di ceramica, emblema della maestria iberica del settecento
Il famoso florero de Llorente che oggi possiamo ammirare nella Casa del Florero di Bogotá è un esemplare straordinario dell’arte ceramica spagnola del XVIII secolo. Si tratta di un vaso di forma ovoidale, alto circa 35 centimetri, realizzato in maiolica bianca con decorazioni policrome di raffinata fattura.
La base è piuttosto ampia e stabile, caratteristica tipica delle fiorere dell’epoca, progettate per contenere composizioni floreali elaborate. Il corpo principale presenta una silhouette elegante e armoniosa, che si restringe gradualmente verso l’alto prima di allargarsi nuovamente nel collo. Il bordo superiore è decorato con una sottile orlatura dorata, segno della qualità pregiata dell’oggetto.

Le decorazioni pittoriche sono particolarmente raffinate e rivelano l’influenza degli stili artistici europei del tempo. La superficie è ornata con motivi floreali stilizzati, dipinti con pigmenti di cobalto, manganese e rame che creano una gamma cromatica di blu, viola e verde. I fiori, probabilmente ispirati a rose, garofani e tulipani, sono distribuiti in modo asimmetrico ma equilibrato, secondo il gusto rococò dell’epoca.
Particolarmente interessante è la presenza di piccoli uccellini, probabilmente usignoli o cardellini, che sembrano posarsi sui rami fioriti. Questi elementi decorativi non sono casuali: nella simbologia dell’epoca, gli uccelli rappresentavano l’anima e la libertà, mentre i fiori simboleggiavano la bellezza e la caducità della vita. Una lettura simbolica che, alla luce degli eventi successivi, assume un significato quasi profetico.
La tecnica di realizzazione rivela l’opera di un maestro ceramista, probabilmente attivo nelle rinomate fabbriche di Talavera de la Reina o di Alcora. La cottura è perfetta, senza crepe o difetti, e la brillantezza dello smalto è rimasta intatta nonostante i secoli. Sul fondo, quasi invisibile, si intravede una marca del vasaio, purtroppo troppo usurata per essere decifrata con certezza.
L’eredità del florero de Llorente
Il florero de Llorente non finì la sua storia il 20 luglio 1810. Nelle settimane successive, divenne un oggetto di culto per i patrioti bogotani. Molti venivano a rendergli omaggio nella bottega di Llorente, ormai abbandonata dal proprietario fuggito in Spagna. Qualcuno iniziò persino a staccare piccoli frammenti di ceramica come reliquie della rivoluzione.
Per proteggere questo prezioso testimone della storia, le autorità della neonata repubblica decisero di requisire il florero e di custodirlo in un luogo sicuro. Nel corso dei decenni, passò attraverso varie collezioni private e pubbliche, fino a trovare la sua collocazione definitiva nella Casa del Florero, oggi sede del Museo de la Independencia.
L’edificio stesso dove è custodito il florero ha una storia significativa. Si tratta di una tipica casa coloniale del XVII secolo, con cortile interno, portici e balconi in legno intagliato. Qui, secondo la tradizione, si riunivano i patrioti per organizzare la rivolta del 20 luglio. Oggi, le sue sale ospitano una ricca collezione di oggetti, documenti e quadri che narrano la storia dell’indipendenza colombiana.

Il florero de Llorente nell’immaginario nazionale colombiano
Nel corso dei due secoli successivi, il florero de Llorente è diventato molto più di un semplice oggetto storico. È entrato nell’immaginario collettivo colombiano come il simbolo della determinazione creola, della capacità di trasformare un episodio quotidiano in un momento di riscatto nazionale.
Gli artisti dell’Ottocento lo immortalarono in numerosi dipinti storici, spesso idealizzando la scena e trasformando Llorente in un personaggio quasi caricaturale. Nel XX secolo, il florero è stato utilizzato in manifesti politici, francobolli commemorativi e persino in pubblicità commerciali. È diventato un’icona pop, riconoscibile tanto quanto la bandiera nazionale.
Questa popolarità ha generato anche leggende e aneddoti, molti dei quali probabilmente apocrifi. Si racconta, ad esempio, che il florero contenesse fiori di frailejón, una pianta tipica dei páramos colombiani, e che questo dettaglio avesse un significato simbolico di resistenza autoctona. Altri sostengono che Llorente avesse previsto quello che sarebbe successo e avesse nascosto il vero florero, sostituendolo con una copia meno preziosa.
Per approfondire sull’artista colombiano per eccellenza del XX secolo – Le 5 opere più significative di Botero: un viaggio nell’arte delle forme generose
Il 20 luglio oggi: memoria e celebrazione dell’indipendenza
Ogni anno, il 20 luglio, la Colombia celebra la sua festa nazionale rievocando quegli eventi lontani. La Casa del Florero diventa meta di pellegrinaggio per migliaia di visitatori che vengono a rendere omaggio al piccolo vaso che “fece la rivoluzione”. La cerimonia ufficiale si svolge nella Plaza Bolívar (l’antica Plaza Mayor), dove una targa ricorda il luogo esatto dove sorgeva la bottega di Llorente.
Ma il florero non è solo un simbolo del passato. In un’epoca di grandi trasformazioni politiche e sociali, continua a rappresentare l’idea che i grandi cambiamenti possano nascere da gesti apparentemente piccoli e insignificanti. È un messaggio di speranza per tutti coloro che credono nella possibilità di costruire un futuro migliore, partendo dalle azioni quotidiane.
Per i colombiani, il florero de Llorente rimane un potente richiamo all’identità nazionale e alla capacità di autodeterminazione. In una nazione che ha vissuto decenni di conflitti interni e di instabilità politica, questo piccolo vaso di ceramica continua a ricordare che la libertà è un bene prezioso, conquistato con fatica e da preservare con cura.
Che significa, oggi, visitare la casa del florero?
Visitare oggi la Casa del Florero significa compiere un viaggio nel tempo, ma anche riflettere sul significato profondo della libertà e dell’indipendenza. Il florero de Llorente, con le sue decorazioni delicate e la sua storia straordinaria, ci ricorda che la storia è fatta di grandi eventi e piccoli gesti, di personaggi eroici e di oggetti apparentemente insignificanti. Questo stupendo vaso di ceramica ci invita a rallentare e a riflettere sulla forza dei simboli. Ci ricorda che dietro ogni rivoluzione ci sono sempre delle persone comuni, con le loro aspirazioni, i loro sogni e le loro piccole vanità quotidiane.
Il florero de Llorente non è solo un pezzo da museo: è un ponte tra passato e presente, tra memoria e futuro. È la prova tangibile che anche gli oggetti più semplici possono diventare protagonisti della storia, purché incontrino il momento giusto e le persone giuste. E forse, in fondo, questo è il vero insegnamento di quella mattina di luglio del 1810: che la libertà nasce spesso nei gesti più imprevisti, nei luoghi più quotidiani, nelle mani di persone che non sapevano di star cambiando il mondo.
E da rivoluzione a rivoluzione: qui, parliamo dell’arte della rivoluzione francese e delle opere più significative, in un excursus tout-court.
SOSTIENI GRATUITAMENTE IL PROGETTO DI ITALIAN ART JOURNAL SEGUENDOCI SU FACEBOOK E SU INSTAGRAM
PER VEDERE LE NOSTRE PRODUZIONI MEDIA SEGUI ANCHE ARTING AROUND SU FACEBOOK, INSTAGRAM E TIKTOK.
PER TE È GRATIS, PER NOI È ESTREMAMENTE IMPORTANTE! GRAZIE MILLE!