L'esclusiva: il Bicentenario de América arriva in Europa. Prima tappa a Cergy, in Francia
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L’esclusiva: il Bicentenario de América arriva in Europa. Prima tappa a Cergy, in Francia

L’esclusiva: il Bicentenario de América arriva in Europa. Prima tappa a Cergy, in Francia

L’avevamo anticipato prima delle altre riviste specializzate e possiamo dirlo con grande piacere per la previsione avverata: per la prima volta nella sua storia, il Bicentenario de América attraversa l’Oceano Atlantico per approdare in territorio europeo, segnando un momento di straordinaria rilevanza simbolica e culturale. La manifestazione ideata e curata da Jaime Vallardo Chávez, che da anni porta l’arte dell’indipendenza latinoamericana attraverso l’intero continente americano, trova ora la sua prima residenza europea presso la Mairie de Cergy, nella suggestiva Place Olympe de Gouges, nel cuore della regione dell’Île-de-France. L’evento si terrà dal 10 al 19 novembre di quest’anno e vedrà la partecipazione di oltre 600 artisti provenienti dall’intero continente latinoamericano.

Questa scelta geografica non è casuale: la Place Olympe de Gouges rende omaggio a Marie Gouze, detta Olympe de Gouges (1748-1793), figura femminile emblematica dell’illuminismo francese, femme de lettres e pioniera del femminismo. Una donna che, come i libertadores latinoamericani celebrati dal Bicentenario, ha lottato per i diritti e l’emancipazione, pagando con la vita il proprio impegno rivoluzionario. Il dialogo tra due storie di liberazione – quella francese e quella latinoamericana – trova qui il suo territorio naturale di incontro.

Un Museo Itinerante che Ridefinisce la Geografia Culturale

Il Bicentenario de América si è affermato negli anni come un fenomeno antropologico che trascende la consueta logica espositiva. Non una semplice rassegna artistica, ma un museo itinerante dell’anima latinoamericana, un contenitore in costante movimento che raccoglie frammenti di identità, memoria collettiva e aspirazioni future. Come osserva Vallardo, “América tiene mil colores pero una sola voz” – una riflessione che ora si espande oltre i confini continentali per abbracciare una dimensione transatlantica.

Oltre 600 artisti dal continente americano hanno contribuito a questa crociata artistica, trasformando la celebrazione dei duecento anni di indipendenza in un dialogo inter-culturale di intensità straordinaria. Ogni opera esposta racconta una storia di emancipazione, di riconquista del proprio destino, di lotta continua e viva. Una narrazione che ora trova eco in Europa, continente che ha assistito – spesso come protagonista coloniale – alla nascita di quelle nazioni che oggi celebrano la propria libertà.

La Rivoluzione del “Boceto Fusionado” Approda in Europa

Una delle dimensioni più innovative del progetto risiede nella pratica del “boceto fusionado”: ogni artista partecipante dipinge su metà foglio, lasciando l’altra metà per l’intervento di Vallardo stesso. Questa metodologia trasforma l’atto creativo in un dialogo inter-artistico, un processo di ibridazione estetica che riflette il sincretismo culturale latinoamericano. L’opera risultante, definita “Obra Patrimonio de América”, non appartiene più a un singolo autore, ma diventa testimonianza di una creatività collettiva.

Questa pratica assume un significato ancora più profondo nel contesto europeo. L’Europa, luogo di origine della colonizzazione, diventa ora territorio di riconoscimento e celebrazione dell’arte post-coloniale. Il “boceto fusionado” diventa metafora di una riconciliazione storica, dove il curatore e gli artisti co-creano un nuovo immaginario che trascende le fratture del passato.

Il Pantheon degli Immortali: Memoria che Attraversa gli Oceani

Il Bicentenario porta in Europa anche la sua dimensione più filosoficamente densa: i titoli di “Artista Patrimonio de América” e “Embajador del Arte de América”. Il primo, riservato esclusivamente ad artisti scomparsi, opera una resurrezione postuma della creatività. Figure come Pancho Fierro del Perù, Mestre Vitalino del Brasile, Tilsa Tsuchiya e María Núñez de Prado diventano abitanti di una geografia immaginaria dove la morte non interrompe il dialogo creativo.

Il secondo titolo, conferito ad artisti viventi come Arcadio Boyer, Manuel Zavala e Víctor Salvo, trasforma i destinatari in ambasciatori dell’estetica continentale, mediatori tra tradizione e innovazione. Questi riconoscimenti, presentati per la prima volta al pubblico europeo, rivelano una concezione dell’arte come territorio di sopravvivenza ontologica e costruzione identitaria.

Cergy: Laboratorio di Dialogo Transatlantico

Cergy, definita “Ville paysage”, è caratterizzata da parchi urbani, coulées vertes, boschi e spazi fioriti che contribuiscono alla sua dimensione sostenibile e verde. Questa vocazione ecologica e paesaggistica dialoga perfettamente con la sensibilità ambientale che permea gran parte dell’arte latinoamericana contemporanea, dove la relazione con la terra, la natura e il territorio costituisce elemento identitario fondamentale.

L’evento alla Mairie de Cergy rappresenta quindi molto più di un’esposizione: è un laboratorio di dialogo transatlantico, uno spazio in cui le narrative storiche si confrontano, si interrogano, si reinterpretano. L’Europa guarda finalmente l’arte latinoamericana non più attraverso la lente del folclore o dell’esoticismo, ma come espressione matura di una coscienza culturale complessa, stratificata, capace di interrogare il presente e immaginare il futuro.

Geografia culturale senza frontiere grazie al lavoro di Jaime Vallardo

Questa prima edizione europea del Bicentenario de América segna l’inizio di una nuova fase del progetto. Se fino ad oggi la manifestazione aveva attraversato il continente americano – da Lima a Vilhena, dalla Bolivia al Perù, dall’Honduras all’Argentina – ora si apre una dimensione planetaria. L’arte dell’indipendenza diventa discorso universale sui diritti, sull’emancipazione, sulla costruzione identitaria dei popoli.

Vallardo Chávez, con questa mossa strategica, ridefinisce la geografia culturale contemporanea. Non più centro e periferia, non più metropoli e colonie, ma una rete orizzontale di dialoghi in cui ogni territorio diventa simultaneamente luogo di produzione e di ricezione culturale. L’Europa, ospitando il Bicentenario, riconosce implicitamente il valore di una narrazione che per troppo tempo è rimasta ai margini del discorso artistico internazionale.

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