5 curiosità su Maurizio Cattelan
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5 curiosità che non conoscevi su Maurizio Cattelan

5 curiosità che non conoscevi su Maurizio Cattelan

C’è un momento, nella storia di ogni artista, in cui la realtà supera ogni immaginazione. Per Maurizio Cattelan, questo momento non è mai finito. L’uomo che ha fatto inginocchiare Hitler, ha schiacciato il Papa sotto un meteorite e ha regalato al mondo un dito medio di undici metri, nasconde dietro le sue provocazioni una vita fatta di piccoli gesti ribelli, fughe geniali e una timidezza così profonda da sembrare impossibile. Ecco cinque curiosità che forse non sapevi sul “bambino terribile” dell’arte contemporanea italiana.

1. Il ladro di santini che disegnava baffi ai santi

Prima di diventare l’artista più provocatorio del panorama internazionale, Maurizio Cattelan era già un piccolo sovversivo. A soli 14 anni, vendeva santini in un emporio della Parrocchia di Padova, sua città natale, fino a quando non venne cacciato perché sospettato di essere lui stesso a disegnare i baffi sulle statuine di Sant’Antonio, il Santo Patrono della città.

Questa non è solo un’aneddoto divertente: è il DNA dell’artista che si rivela già in età adolescenziale. Quel gesto apparentemente innocuo conteneva già tutto il Cattelan che avremmo conosciuto: la dissacrazione, l’ironia, la capacità di trovare il sacro per poi renderlo umano, imperfetto, persino comico. I baffi di Sant’Antonio erano il primo meteorite lanciato contro l’autorità costituita.

2. L’inventore di premi inesistenti per finanziare i suoi sogni

Nel 1993, Cattelan si inventò una fondazione fittizia per raccogliere fondi destinati a un premio d’arte singolare: 10.000 dollari per qualunque artista che, una volta ricevuto il denaro, smettesse di lavorare per un anno intero. L’operazione, geniale nella sua perversità, era un attacco diretto al sistema dell’arte che “partorisce effimeri artisti come in una catena di montaggio”.

Ma la vera opera d’arte fu il finale: i soldi raccolti dai donatori li tenne per sé, utilizzandoli per trasferirsi a New York. Come ringraziamento, dedicò una targa ai benefattori che affisse senza permesso sulle mura dell’Accademia di Brera. Ci volle un anno prima che qualcuno si accorgesse che quella targa era falsa.

Dieci anni dopo ripeté l’impresa con la “Biennale ai Caraibi” – unico particolare: non c’erano opere. Solo una lunga festa sulle spiagge tropicali finanziata dagli sponsor ignari.

3. Il timidissimo dietro l’artista più sfrontato del mondo

Ecco il paradosso più affascinante: l’uomo che ha fatto arrabbiare intere nazioni con le sue opere è in realtà una persona timidissima che non parla praticamente mai in pubblico, e le rarissime volte che l’ha fatto è quasi finito in una crisi di panico.

L’unica registrazione esistente di un suo intervento pubblico è il breve discorso tenuto quando ricevette il titolo di professore onorario di scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove la sua agitazione era visibilmente palpabile. Per evitare di dover interagire con folle di persone, Cattelan inventò addirittura i “silence party”: feste organizzate al Grand Hotel et de Milan dove l’unica regola era restare in silenzio.

Anche le persone più care lo descrivono come un uomo spesso solo e malinconico – un ritratto che stride con l’immagine pubblica dell’artista irriverente e sfacciato.

Him di Maurizio Cattelan
Him di Maurizio Cattelan

4. L’artista che ha affittato il suo spazio alla Biennale di Venezia

Nel 1993, invitato alla prestigiosa Biennale di Venezia nella sezione dedicata ai talenti emergenti, Cattelan fece qualcosa di inaudito: invece di esporre una sua opera, affittò lo spazio assegnatogli a un’agenzia pubblicitaria che ci piazzò una réclame di profumo.

L’operazione, che chiamò “Lavorare è un brutto mestiere”, scatenò discussioni feroci nel mondo dell’arte. Non era solo provocazione fine a se stessa: era una riflessione amara e lucida sui meccanismi del mercato artistico, sulla mercificazione della creatività, sul sottile confine tra arte e commercio. Con un gesto apparentemente semplice, aveva messo a nudo le contraddizioni di un sistema che celebrava l’arte mentre ne mercificava l’essenza.

5. Il collezionista di lavori perduti (e rubati)

La carriera di Cattelan è costellata di opere che non sono mai esistite o che esistevano… da qualche altra parte. Nel 1996, invitato al de Appel Center di Amsterdam, fece irruzione in una galleria locale e rubò tutte le opere dell’artista Paul de Reus per esporle come sue. Rischiò seriamente l’arresto, ma l’azione divenne leggendaria.

Ancora più surreale fu l’episodio con Carsten Höller, che addirittura aiutò Cattelan a copiare pari pari una sua mostra a Parigi. E poi c’erano le opere “rubate” che non erano mai esistite: a una galleria milanese che aspettava una sua installazione, inviò una denuncia dei carabinieri che certificava il furto dell’opera (ovviamente mai realizzata).

Questi gesti rivelano l’essenza più profonda del lavoro di Cattelan: l’arte come processo mentale, come idea che prescinde dall’oggetto fisico. Le sue “non-opere” erano forse le opere più complete, perché costringevano il pubblico a confrontarsi con le proprie aspettative e con i meccanismi della fruizione artistica.

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5 curiosità su Maurizio Cattelan e una domanda: L’arte dell’inganno o l’inganno dell’arte?

Come disse lo stesso Cattelan in un’intervista del 2018: “La verità è terribilmente noiosa, la verosimiglianza è molto più interessante”. Forse tutto quello che sappiamo di lui è inventato, costruito come una delle sue opere. Non importa. Perché Cattelan ci ha insegnato che l’arte migliore è quella che ci costringe a guardare oltre le apparenze, a mettere in discussione le nostre certezze, a sorridere mentre ci troviamo di fronte alle domande più scomode dell’esistenza.

In un mondo che prende tutto troppo sul serio, Maurizio Cattelan ci ha regalato il diritto al dubbio, all’ironia, alla bellezza imperfetta di chi sa ridere anche di se stesso. E forse, in fondo, questa è la provocazione più rivoluzionaria di tutte.

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