3. Montefalco: balcone sull’Umbria
C’è un luogo in Umbria dove lo sguardo può abbracciare la regione in un unico, vertiginoso respiro. Montefalco, adagiata su un colle che domina la valle sottostante, merita pienamente l’appellativo di “ringhiera dell’Umbria”.
Raggiungere questo borgo significa intraprendere un viaggio ascensionale, non solo fisico ma simbolico. La strada che si inerpica tra filari di viti – le stesse che producono il celebre Sagrantino – sembra condurre verso una dimensione dove l’orizzonte si dilata e l’anima trova spazio per espandersi.
La piazza circolare, eredità dell’antico foro romano, è come il palmo di una mano che accoglie il visitatore offrendogli uno spazio di contemplazione. Le chiese che vi si affacciano non sono solo monumenti da ammirare, ma libri di pietra da sfogliare con riverenza. Il complesso museale di San Francesco custodisce il ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli sulla vita del santo di Assisi: scene che non si limitano a illustrare episodi agiografici, ma catturano l’essenza spirituale di una figura che ha rivoluzionato il rapporto dell’uomo con il divino.
I vigneti che circondano Montefalco non sono semplici colture, ma paesaggi dell’anima, geometrie vegetali che raccontano il dialogo millenario tra uomo e natura. Il Sagrantino, vino robusto e intenso come la terra che lo genera, è la quintessenza di questa interazione: sorso dopo sorso, rivela strati di complessità che rispecchiano la stratificazione storica del territorio.
Nelle sere d’estate, quando la brezza accarezza le mura antiche e il cielo si tinge di porpora, sedersi in un caffè della piazza significa partecipare a un rito collettivo di condivisione e appartenenza. Le voci si mescolano, le storie si intrecciano, e per un attimo si ha l’impressione che il tempo sia solo un’illusione, che presente e passato coesistano in una dimensione dove ogni istante contiene in sé l’eternità.
