Mostre Frascati: fino al 21 settembre, i riti del tempo con Paolo Mayol
Nelle sale del Museo Tuscolano-Scuderie Aldobrandini di Frascati, l’arte di Paolo Mayol si configura come una meditazione profonda sui paradossi del nostro tempo. La mostra “I riti del tempo: la pace”, visitabile fino al 21 settembre, non è soltanto un’esposizione di opere, ma un percorso iniziatico che interroga la nostra capacità di abitare il presente con consapevolezza. In un’epoca in cui la frenesia del quotidiano dissolve ogni possibilità di contemplazione autentica, Mayol recupera la dimensione rituale dell’arte, trasformandola in uno strumento di resistenza culturale e di ricerca esistenziale.
Le ottantaquattro opere esposte – sculture, dipinti, bassorilievi e incisioni – tracciano una geografia dell’anima che attraversa i territori più complessi dell’esperienza umana: la guerra e la pace, il tempo e l’eternità, l’individuo e la collettività. Ogni pezzo diventa un frammento di una più ampia riflessione antropologica, una tessera di un mosaico che restituisce l’immagine di un’umanità alla ricerca di senso in un mondo frammentato.
Il comunicato stampa integrale sulla mostra “I riti del tempo: la pace” di Paolo Mayol
L’arte evocativa di respiro internazionale di Paolo Mayol sbarca al Museo Tuscolano-Scuderie Aldobrandini di Frascati (piazza Marconi 6), dove lo scultore terrà dal 9 al 21 settembre 2025 la mostra “I riti del tempo: la pace”. L’inaugurazione, prevista domani, martedì 9 settembre alle ore 17, sarà accompagnata dal saluto delle autorità locali e dalla presentazione critica di Franco Campegiani. L’esposizione, promossa dal MUSA diretto da Alfredo Moraci e patrocinata dal Comune di Frascati con il sostegno della sindaca Francesca Sbardella e dell’assessore Matteo Filipponi, è organizzata in collaborazione con Casa delle Culture e Laboratorio Calcografico San Nilo. La rassegna sarà visitabile dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 19, con chiusura il lunedì.
Le riflessioni sui “riti pacifici” di Mayol
La sindaca di Frascati Francesca Sbardella sottolinea l’intento dell’artista in esposizione nella sua città: “Volti, corpi, pensieri, emozioni: le sculture di Paolo Mayol trovano oggi spazio alle Scuderie Aldobrandini per raccontarci le storie della vita, quelle che viviamo ogni giorno ma che spesso ci sfuggono nella frenesia del quotidiano. Ogni opera ci invita a fermarci, a osservare, a prendere coscienza di ciò che siamo e di ciò che potremmo diventare. La pace, così fragile e necessaria, diventa qui tangibile, percorribile, qualcosa che si costruisce guardando, sentendo e comprendendo. La mostra ci propone uno sguardo nuovo, ci sfida a confrontarci con noi stessi e con il mondo”.
Le 84 opere in esposizione al MUSA, tra sculture, dipinti, bassorilievi e incisioni, tracciano un percorso immersivo nella poetica di Mayol. Finestra sull’orizzonte, come esempio-chiave, racconta la guerra e la fragilità della vita umana, con aerei in piombo e rame che sfiorano un cielo pluricolore, simbolo della diversità dei popoli. L’arte di Mayol trasforma il dramma in riflessione: ogni particolare – la coda di un uccello, un pesce sospeso – è metafora di come anche nelle situazioni più difficili la vita continui, molteplice e resistente.
Franco Campegiani osserva: “Mayol non si limita a rappresentare, egli costruisce un dialogo continuo tra forma e significato, tra materia e tempo. Ogni scultura è un’esperienza etica, un laboratorio di pensiero in cui l’artista si confronta con la propria ombra, con la violenza del mondo e con la necessità di ritrovare un ordine simbolico”. Il critico prosegue la sua analisi, scandagliando l’opera di Mayol Metafora, tracciandola come “un racconto della storia dell’umanità: dalle origini fluide e indeterminate fino alla danza armoniosa dell’essere umano che si confronta con il mito e con la realtà. Qui il tempo diventa osservabile, misurabile, ma anche emozionabile. È un invito a percepire la profondità dei cicli della vita”.
Le sculture come Eternità e i cinque Totem sono al centro della riflessione sulla continuità e sullo scorrere del tempo. Campegiani sottolinea: “I Totem ruotanti non sono solo sculture: sono metafore dell’unità dei popoli, del dialogo necessario tra culture e della ciclicità della vita. Ciascun Totem, pur simile agli altri, ha un colore diverso, e insieme formano un coro di voci armoniche. Mayol ci mostra che la diversità non è conflitto ma ricchezza”.
Anche le incisioni, come Cronostasi-Il tempo dei miti e L’albero degli specchi, rivelano il rapporto tra mito, introspezione e memoria collettiva. Campegiani evidenzia come gli specchi, ricorrenti nelle opere, siano simboli di consapevolezza: “Guardando se stessi riflessi nelle figure di Mayol, lo spettatore è chiamato a confrontarsi con il proprio tempo interiore, con le scelte e le responsabilità morali. Non c’è estetica fine a sé stessa, ma un progetto etico, in cui la bellezza serve da veicolo per la riflessione profonda”.
Le opere recenti in vetro di Murano con bassorilievi in bronzo e i cinque trittici delle “Colombe della Pace” ampliano ulteriormente il tema centrale della mostra: il dialogo, l’armonia, la condivisione. Campegiani commenta: “Ogni oggetto, ogni incisione, ogni scultura è un tassello di un mosaico più grande, un invito a comprendere che la pace si costruisce nei dettagli, nel quotidiano. L’arte di Mayol non si limita a stimolare lo sguardo: educa l’anima e la coscienza, ricordandoci che il tempo non attende e che ogni gesto, anche piccolo, contribuisce a un mondo migliore”.
La biografia di Paolo Mayol
Paolo Mayol nasce nel 1952 a Napoli. Ha intrapreso un percorso artistico variegato, studiando al Teatro San Carlo, al Liceo Artistico e alla Scuola di Belle Arti – sezione di scultura a Napoli -. La sua formazione si è arricchita con un’esperienza presso l’atelier della Scuola Superiore d’Arte di Randwick, in Australia, e una specializzazione in tecniche di incisione d’arte all’Istituto Nazionale per la Grafica della Calcografia Nazionale a Roma. Mayol ha esposto in Italia e all’Estero, distinguendosi nel disegno, nelle incisioni, nella pittura e nell’assemblaggio di materiali. La scultura, tuttavia, è il suo vero terreno d’espressione, caratterizzato da uno “scontro fisico con le materie” : stagno, legno, ferro, pietre e metalli come il bronzo a cera persa, che egli piega a forme eteree e audaci. L’artista ha ottenuto importanti riconoscimenti e vinto concorsi d’arte, realizzando anche opere monumentali, come la fontana “Il volo della Cariatide” e due bassorilievi (“Oriente” e “Occidente”) esposti nel Municipio di Ciampino. Prima di esporre a Frascati, Mayol ha tenuto a Palazzo Valentini di Roma la mostra personale “I riti del tempo: la Pace”.
Attualmente, Paolo Mayol vive e lavora nella provincia di Roma, mantenendo una produzione artistica attiva e partecipando a eventi culturali. Le sue opere sono state oggetto di recensioni critiche e hanno ricevuto numerosi apprezzamenti in ambito artistico.
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Mostre Frascati: fino al 21 settembre, Paolo Mayol pone l’estetica al servizio della coscienza
L’opera di Paolo Mayol si inserisce nel solco di quella tradizione artistica che considera l’estetica non come ornamento della realtà, ma come strumento di trasformazione della coscienza. I suoi “riti del tempo” diventano liturgie laiche, cerimonie simboliche attraverso cui l’individuo contemporaneo può recuperare una dimensione sacra dell’esistenza troppo spesso smarrita nell’accelerazione della modernità.
La pace, tema centrale di questa esposizione, non emerge nelle sue opere come un dato acquisito o come un’aspirazione astratta, ma come un processo continuo di costruzione interiore e collettiva. Attraverso la manipolazione di materiali nobili e poveri – dal bronzo al piombo, dal vetro di Murano al ferro – Mayol compie un’operazione di trasmutazione alchemica, trasformando la materia bruta in veicoli di significato, in portatori di messaggi che trascendono il loro statuto puramente estetico.

In un’epoca caratterizzata dalla perdita di ritualità condivise, l’arte di Mayol propone un nuovo alfabeto simbolico, un linguaggio comune attraverso cui le diversità culturali possono dialogare senza annullarsi. I suoi Totem ruotanti diventano così metafore di una possibile armonia planetaria, dove le differenze cromatiche e formali non generano conflitto ma sinfonia, non esclusione ma inclusione.
La mostra alle Scuderie Aldobrandini si configura dunque come un’esperienza necessaria, un appuntamento con quella dimensione contemplativa dell’arte che la società contemporanea rischia di perdere definitivamente. Mayol ci ricorda che l’arte autentica non è mai consolatoria, ma sempre problematica: non offre risposte preconfezionate, ma apre interrogativi profondi, costringendoci a confrontarci con le nostre responsabilità etiche e con la nostra capacità di immaginare futuri alternativi al presente.
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