Caravaggio 2025: per il Giubileo, una “mostra maestra”
Roma, con la sua ineguagliabile tradizione artistica, si prepara a celebrare il genio ineguagliabile di Michelangelo Merisi, universalmente noto come Caravaggio. Dopo quindici anni dall’ultima grande esposizione a lui dedicata, l’arrivo di “Caravaggio 2025” segna un momento straordinario nel panorama culturale della capitale, un evento che si intreccia intimamente con le celebrazioni del Giubileo 2025. Allestita nelle sale monumentali di Palazzo Barberini, dal 7 marzo al 6 luglio, questa mostra prodotta dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica in collaborazione con la Galleria Borghese promette di essere molto più di un’esposizione: sarà un viaggio nella vita, nelle opere e nelle inquietudini di uno dei più grandi maestri del chiaroscuro.

“La Vocazione di San Matteo” (1599-1600)
Un progetto titanico per celebrare il genio
Come spiegato da Maria Cristina Terzaghi, una delle curatrici di “Caravaggio 2025” insieme a Francesca Cappelletti e Thomas Clement Salomon, il titolo della mostra riflette non solo il nesso temporale con l’Anno Santo, ma anche la volontà di fare il punto sulle più recenti scoperte riguardanti il pittore. In un’epoca in cui l’arte è costantemente riesaminata sotto nuove prospettive critiche, questa esposizione si pone come una piattaforma di conoscenza e riflessione.
L’ambiziosa selezione include venti dipinti – numero che potrebbe persino crescere con gli ultimi prestiti ancora in definizione – provenienti da collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. Tra questi spiccano opere che non solo sono difficilmente visibili al grande pubblico, ma che in alcuni casi non sono mai state esposte in Italia. L’intento, come sottolinea il direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, Thomas Clement Salomon, è offrire un’esperienza che, pur rimanendo fedele alla tradizione cronologica del percorso espositivo, trasmetta l’essenza più autentica del “Caravaggio allo stato puro”.

“La Resurrezione di Lazzaro” (1609)
Le opere in mostra: tra rarità e capolavori senza tempo
Tra i dipinti più attesi si annoverano il Ritratto di Maffeo Barberini, recentemente attribuito a Caravaggio e presentato per la prima volta al pubblico proprio a Palazzo Barberini, e l’Ecce Homo, capolavoro custodito al Prado di Madrid e mai visto in Italia. La storia di quest’ultimo dipinto aggiunge un fascino particolare alla sua presenza: partito da Napoli per volere della viceregina durante un’epidemia di peste, è rimasto a Madrid dal XVII secolo fino ad oggi, appartenendo a una collezione privata che lo ha concesso in prestito per questa eccezionale occasione.
Un altro momento clou della mostra sarà la riunione di opere che, sebbene legate da una comune origine storica o iconografica, raramente sono state esposte insieme. È il caso dei tre dipinti commissionati dal banchiere Ottavio Costa – Giuditta e Oloferne di Palazzo Barberini, il San Giovanni Battista del Nelson-Atkins Museum di Kansas City e il San Francesco in estasi del Wadsworth Atheneum of Art di Hartford – che torneranno a dialogare tra loro.
Il percorso espositivo offrirà inoltre l’opportunità unica di ammirare capolavori come la Santa Caterina del Museo Thyssen-Bornemisza, che un tempo apparteneva proprio alla collezione Barberini, e il celebre Martirio di Sant’Orsola, ultimo dipinto di Caravaggio, prestato da Intesa Sanpaolo, main partner della mostra.

Il supposto autoritratto di Caravaggio all’interno del suo “Davide con la testa di Golia”
La costruzione di un mito: Caravaggio e Roma
Roma, come giustamente osserva Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese e co-curatrice della mostra, è stata il fulcro della vicenda artistica di Caravaggio. Qui il pittore milanese trovò non solo il contesto ideale per affinare la sua tecnica e rivoluzionare l’arte del suo tempo, ma anche l’ispirazione che avrebbe dato vita ad alcuni dei suoi capolavori immortali.
La città, con le sue botteghe, i suoi mecenati e il fervore culturale del tardo Rinascimento, fu per Caravaggio una scuola e un palcoscenico. La scelta di Palazzo Barberini come sede della mostra non è dunque casuale, ma si configura come un omaggio al ruolo centrale che Roma ha giocato nella carriera dell’artista.
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Un’esperienza di conoscenza e contemplazione
Come sottolineato dal direttore generale Musei, Massimo Osanna, “Caravaggio 2025” non si limita a essere un evento spettacolare, ma rappresenta un modello di collaborazione tra istituzioni statali e internazionali, basato su un rigoroso progetto di ricerca. Questo approccio scientifico, unito all’incredibile appeal del pittore, potrebbe attirare un pubblico vastissimo – si stima tra i 600.000 e i 700.000 visitatori – ma senza mai sacrificare la qualità dell’esperienza.
“Non vogliamo che al visitatore manchi il respiro,” ha dichiarato Salomon, sottolineando come l’obiettivo principale sia offrire un percorso che sia tanto piacevole quanto illuminante. Gli spazi di Palazzo Barberini saranno quindi organizzati per garantire una fruizione ottimale, in cui l’arte possa essere contemplata nella sua pienezza, senza l’assillo delle folle.

L’eredità di Caravaggio
“Caravaggio 2025” non è solo una celebrazione di un grande maestro, ma anche un’occasione per riflettere sul suo lascito. La sua arte, con il suo uso rivoluzionario della luce e dell’ombra, la sua capacità di raccontare storie universali attraverso dettagli apparentemente quotidiani e la sua profonda comprensione dell’umano, continua a ispirare generazioni di artisti e studiosi.
L’incontro tra passato e presente, tra tradizione e innovazione, che caratterizza questa mostra è un tributo al genio di Caravaggio e alla sua capacità di parlare al nostro tempo con un linguaggio eterno. Roma, ancora una volta, si dimostra la culla ideale per un’arte che non smette mai di affascinare e di emozionare.
Con il suo rigore scientifico, la sua qualità curatoriale e il suo contesto unico, “Caravaggio 2025” non sarà soltanto una mostra, ma un’esperienza culturale destinata a lasciare un segno indelebile nella memoria dei suoi visitatori.
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