Mostre Palermo, Gonzalo Orquín espone il suo viaggio a Palazzo Sant’Elia

Mostre Palermo, Gonzalo Orquín espone il suo viaggio a Palazzo Sant’Elia

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Nelle pieghe della contemporaneità artistica si nasconde spesso una verità paradossale: l’arte più autentica nasce dal dislocamento, dall’esperienza dell’essere straniero a se stessi e al mondo. La mostra “Viaggio in Italia (2005–2025)” di Gonzalo Orquín a Palazzo Sant’Elia si configura come testimonianza di questa condizione liminale, dove l’identità si costruisce attraverso l’attraversamento di soglie culturali e geografiche. Vent’anni di ricerca pittorica condensati in venticinque opere che documentano non soltanto un’evoluzione stilistica, ma la metamorfosi esistenziale di un artista che ha fatto dell’Italia il proprio laboratorio spirituale. Orquín incarna quella figura dell’artista nomade che la modernità ha reso archetipica: colui che trova nella distanza dalla patria d’origine la prossimità più autentica a se stesso. Il suo viaggio in Italia si trasforma così in viaggio interiore, dove ogni tela diventa stazione di un pellegrinaggio che ha nella pittura il proprio linguaggio di preghiera e di interrogazione. In questa dialettica tra biografia e geografia, tra memoria andalusa e presente italiano, si articola una riflessione più ampia sulla natura dell’appartenenza nell’epoca della globalizzazione culturale.

Il comunicato stampa della mostra su Gonzalo Orquín

Sarà inaugurata il 3 settembre 2025, alle 18, a Palazzo Sant’Elia la mostra “Viaggio in Italia (2005–2025)” di Gonzalo Orquín, frutto del percorso di residenza dell’artista spagnolo negli spazi della Fondazione Sant’Elia. Un progetto che si inserisce nel più ampio programma di residenze internazionali attivato dalla Fondazione per promuovere il dialogo tra artisti stranieri e territorio, e sostenere la produzione contemporanea.

Promossa e sostenuta dalla Fondazione Sant’Elia con il patrocinio della Città Metropolitana di Palermo, l’esposizione raccoglie 25 opere che documentano vent’anni di attività pittorica, molte delle quali provenienti da collezioni private e dunque raramente accessibili al pubblico. A queste si aggiungono lavori inediti, realizzati proprio nel corso del recente periodo di residenza dell’artista presso Palazzo Sant’Elia.

Nato ad Aracena, in Andalusia, e formatosi a Siviglia, Orquín arriva in Italia nell’ottobre 2004 grazie a un programma Erasmus presso l’Accademia Pietro Vannucci di Perugia. Da allora, l’Italia diventa il luogo dove la sua pittura mette radici, si evolve e si confronta con la storia dell’arte, il paesaggio urbano, la spiritualità e le tensioni del presente.

La mostra è un diario pittorico intimo, in cui ogni opera diventa frammento di memoria, riflessione sulla condizione umana ed esercizio di resilienza emotiva. Con uno stile che mescola classicismo e contemporaneità, Orquín costruisce un dialogo profondo tra biografia e storia, tra luoghi vissuti e immagini interiori.

La mostra si inserisce tra le iniziative “Arte Contemporanea in Sicilia”.

Gonzalo Orquín, mostra a Palermo 2

Mostre Palermo, chi è Gonzalo Orquín: identità e attraversamento

Nato ad Aracena nel 1982, nell’entroterra andaluso dove le tradizioni arabe si stratificano con la cultura cristiana, Gonzalo Orquín porta con sé una sensibilità formata dalla convivenza dei contrari. La sua formazione presso l’Universidad de Sevilla, nel cuore di una città che ha fatto del sincretismo culturale la propria cifra identitaria, segna l’inizio di una ricerca artistica fondata sulla capacità di abitare le transizioni. Quando nel 2004 il programma Erasmus lo conduce all’Accademia Pietro Vannucci di Perugia, Orquín non sta semplicemente cambiando paese: sta inaugurando un processo di ridefinizione ontologica che troverà nella pittura il proprio medium privilegiato.

L’Italia diventa per Orquín non destinazione, ma condizione esistenziale. Il paesaggio umbro, con la sua luce dorata e la sua stratificazione storica, offre all’artista andaluso un territorio di risonanza dove le proprie radici mediterranee possono dialogare con una tradizione pittorica che da Giotto a Morandi ha fatto della ricerca sulla luce e sullo spazio una questione filosofica prima ancora che estetica. La permanenza italiana si trasforma così in un apprendistato non soltanto tecnico, ma spirituale: ogni città attraversata, ogni museo visitato, ogni paesaggio osservato diventa materia prima di una riflessione che ha nell’atto pittorico il proprio momento di sintesi.

Gonzalo Orquín, mostra a Palermo
Gonzalo Orquín, mostra a Palermo

La poetica di Orquín si articola attorno a una tensione fondamentale: quella tra classicismo e contemporaneità, tra memoria e presente, tra figurazione e astrazione. Le sue opere nascono da un processo di sedimentazione dove l’esperienza diretta del reale si stratifica con la memoria culturale, dove l’osservazione del paesaggio urbano contemporaneo si intreccia con la conoscenza della tradizione pittorica italiana. Non si tratta di eclettismo, ma di una necessità metodologica: per Orquín, dipingere significa interrogare simultaneamente il proprio tempo e la propria genealogia artistica.

Il suo approccio alla pittura rivela una concezione dell’arte come forma di resistenza emotiva e intellettuale. In un’epoca dominata dalla velocità e dall’effimero, Orquín rivendica la lentezza del gesto pittorico, la durata della contemplazione, la profondità della riflessione. Le sue tele si configurano come spazi di rifugio e insieme di confronto, territori dove la soggettività dell’artista si misura con l’oggettività del mondo, dove l’intimità biografica dialoga con la dimensione storica e sociale.

La spiritualità che attraversa il lavoro di Orquín non è confessionale, ma esistenziale: nasce dalla consapevolezza che l’arte può ancora fungere da strumento di comprensione e di trasfigurazione del reale. Ogni opera diventa così un esercizio di resilienza, un tentativo di opporre alla frammentazione contemporanea la coerenza di una visione, alla superficie del presente la profondità della memoria, alla solitudine dell’individuo la comunione che l’arte può ancora generare tra autore e osservatore.

Il commento finale della redazione di ItalianArtJournal

Attraversare le venticinque opere di “Viaggio in Italia” significa partecipare a un’esperienza di archeologia emotiva, dove ogni tela rivela stratificazioni di senso che trascendono la dimensione puramente visiva per assumere valenza antropologica. La redazione di IAJ invita a considerare questa mostra non come semplice retrospettiva, ma come documento di un’epoca in cui l’identità artistica si costruisce attraverso l’attraversamento di confini, la negoziazione di appartenenze, la capacità di trasformare il dislocamento geografico in approfondimento spirituale. Orquín ci restituisce un’immagine dell’Italia vista con occhi stranieri ma non estranei: quella di un paese che continua a funzionare come laboratorio di umanesimo, come territorio dove la bellezza si offre ancora come strumento di conoscenza e di trasformazione interiore. La sua pittura diventa così testimonianza di una possibilità: quella di un’arte che sa essere contemporanea senza rinunciare alla propria dimensione contemplativa, europea senza dimenticare le proprie radici mediterranee, personale senza cedere al narcisismo autoreferenziale. Visitare questa mostra fino alla sua conclusione significa riconoscere nella figura dell’artista straniero una metafora della condizione contemporanea: tutti, in qualche misura, siamo viaggiatori in cerca di una patria che l’arte può ancora aiutarci a immaginare e a costruire.

Gonzalo Orquín, foto profilo Facebook della sua pagina ufficiale
Gonzalo Orquín, foto profilo Facebook della sua pagina ufficiale

QUI, LA PAGINA WEB UFFICIALE DELL’ARTISTA GONZALO ORQUÍN

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