Mostre Milano, a settembre arriva la fotografia surrealista di Man Ray
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Nel panorama dell’arte contemporanea, poche figure incarnano con altrettanta intensità la metamorfosi stessa del linguaggio visivo quanto Man Ray. La retrospettiva “Forme di luce” a Palazzo Reale non rappresenta semplicemente un’occasione espositiva, ma un’immersione nella coscienza di un secolo che ha ridefinito i confini tra realtà e rappresentazione. L’artista nato Emmanuel Radnitsky si trasforma in “Man Ray” – uomo-raggio di luce – compiendo un gesto simbolico che trascende l’anagrafe per diventare manifesto poetico. In questa metamorfosi nominale si cela l’essenza di un percorso artistico che ha saputo attraversare i linguaggi più diversi, dalla pittura al cinema, dalla fotografia al ready-made, senza mai perdere quell’ironia sottile che sa trasformare la provocazione in eleganza. Milano accoglie così non solo le opere di un maestro, ma i frammenti luminosi di una visione che continua a interrogare il nostro presente. Quella su Man Ray è una delle 5 mostre da non perdere a settembre 2025, da Nord a Sud, in sintesi
Il comunicato stampa integrale per “Man Ray. Forme di luce”
Palazzo Reale presenta “Man Ray. Forme di luce”, una grande retrospettiva dedicata a uno dei protagonisti assoluti dell’arte del Novecento, geniale pioniere di linguaggi visivi che continuano a influenzare l’arte, la fotografia, il design e la cultura contemporanea. Le sue immagini, pervase da ironia, eleganza, provocazione e libertà, restano attualissime e testimoniano il ruolo fondamentale che Man Ray ha avuto nel ridefinire i confini dell’arte del secolo scorso.

L’esposizione, promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale, è curata da Pierre-Yves Butzbach e Robert Rocca e aprirà al pubblico dal 24 settembre 2025 fino all’11 gennaio 2026.
Pittore, fotografo, regista e innovatore, Man Ray (Philadelphia, 1890 – Parigi, 1976) è stato una figura centrale nelle avanguardie del XX secolo. Nato Emmanuel Radnitsky da una famiglia ebrea di origini russe, adottò lo pseudonimo “Man Ray” – unione di “Man” (uomo) e “Ray” (raggio di luce) – segnando così l’inizio di una vita e di una carriera profondamente votate alla sperimentazione artistica. Formatasi nell’ambiente vivace dell’arte americana di inizio secolo, la sua personalità artistica si sviluppò grazie al contatto con le avanguardie europee e con figure decisive quali Marcel Duchamp, che lo introdusse a linguaggi artistici radicalmente nuovi. Fin dagli esordi, Man Ray affianca alla pittura e al disegno l’assemblaggio di oggetti e l’uso della fotografia, inizialmente per documentare le sue opere e quelle dei suoi amici, e ben presto come mezzo creativo autonomo.
Nel 1921 si trasferisce a Parigi, dove entra in relazione con il gruppo surrealista guidato da André Breton e stringe rapporti con Louis Aragon, Philippe Soupault, Paul Éluard e Robert Desnos. A Montparnasse conosce Alice Prin, nota come Kiki de Montparnasse, cantante e modella, che diviene compagna dell’artista: insieme danno vita a una serie di immagini destinate a diventare icone della storia della fotografia, tra cui Le Violon d’Ingres e Noire et blanche. Kiki appare anche in tre film diretti da Man Ray: Le Retour à la raison (1923), Emak Bakia (1926) e L’Étoile de mer (1928). È in questi anni che l’artista affina alcune delle sue tecniche più innovative, come la rayografia, procedimento che consiste nell’esporre oggetti direttamente su carta fotosensibile senza l’uso della macchina fotografica. Il termine, coniato da Tristan Tzara, esprime perfettamente l’idea di una composizione creata con la luce, tra sperimentazione e poesia. Alla fine degli anni Venti, con la fotografa Lee Miller – nuova compagna e musa – sviluppa la tecnica della solarizzazione, in cui i contorni delle immagini assumono un’aura luminosa e spettrale, ottenuta attraverso un’esposizione parziale alla luce in fase di sviluppo.
Nel corso degli anni Trenta, Man Ray si dedica anche alla fotografia di moda, rivoluzionando il linguaggio visivo del settore con uno stile sofisticato, ironico e tecnicamente innovativo. Collabora con importanti case di moda e stilisti come Paul Poiret, Elsa Schiaparelli, Jean-Charles Worth e Coco Chanel, pubblicando le sue immagini su riviste internazionali. In parallelo, continua a esplorare le possibilità offerte dal cinema, firmando quattro film fondamentali per la storia dell’avanguardia europea.
Con Meret Oppenheim realizza nel 1933 la celebre serie Erotique-voilée, mentre l’anno successivo conosce Adrienne “Ady” Fidelin, con cui intrattiene una relazione sentimentale e artistica. Dopo la disfatta della Francia nel 1940, Man Ray torna negli Stati Uniti, dove incontra Juliet Browner, ballerina e modella, che diventerà sua moglie e musa. Nel 1951 rientra definitivamente a Parigi, dove continuerà a lavorare fino alla sua morte, avvenuta nel 1976.
La mostra presenta circa trecento opere, tra fotografie vintage, disegni, litografie, oggetti e documenti provenienti da importanti collezioni pubbliche e private.
Il percorso espositivo consente di ripercorrere l’intera parabola creativa dell’artista attraverso i suoi principali temi e motivi ispiratori: gli autoritratti, dove l’artista gioca con la propria identità e costruisce personaggi ambigui e camaleontici; i ritratti degli amici intellettuali e degli ambienti culturali europei e americani tra le due guerre; la figura femminile, incarnata nelle sue muse, che attraversa tutta la sua opera come fonte di ispirazione e oggetto di sperimentazione visiva; i nudi, trattati come forme astratte, frammenti simbolici e composizioni di luce; le rayografie e le solarizzazioni, testimonianza della sua incessante ricerca tecnica e poetica; la moda, linguaggio in cui eleganza e avanguardia si fondono con naturalezza; i multipli e i ready-made, espressione della sua adesione allo spirito dadaista e della sua indifferenza verso l’unicità dell’opera d’arte; infine il cinema, territorio di libertà assoluta e sperimentazione pura, trova ampio spazio nell’esposizione, con la proiezione dei film Le Retour à la raison (1923), Emak Bakia (1926), L’Étoile de mer (1928), Les Mystères du Château de Dé (1929).
Il suggestivo allestimento della mostra è stato progettato dallo Studio ZDA-Zanetti Design Architettura.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Silvana Editoriale, curato da Pierre-Yves Butzbach e Robert Rocca, corredato dai testi dei curatori e di Raffaella Perna e da apparati bio-bibliografici.
L’esposizione è inserita nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026. Il programma multidisciplinare, plurale e diffuso che animerà l’Italia per promuovere i valori Olimpici e valorizzerà il dialogo tra arte, cultura e sport, in vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali che l’Italia ospiterà rispettivamente dal 6 al 22 febbraio e dal 6 al 15 marzo 2026.
Corriere della Sera e La Lettura sono media sponsor della mostra. L’esposizione si avvale inoltre della collaborazione degli sponsor tecnici Colli&Vasconi e Dual Italia e del partner Coop Lombardia. Radio Monte Carlo è radio ufficiale della mostra.

Il commento della redazione di IAJ
Visitare “Man Ray. Forme di luce” significa intraprendere un dialogo con la modernità stessa, con quel momento storico in cui l’arte ha scelto di abbandonare le certezze per esplorare territori ignoti dell’esperienza estetica. La redazione di IAJ invita a cogliere questa opportunità non come semplice fruizione culturale, ma come esperienza di comprensione profonda: ogni rayografia, ogni solarizzazione, ogni ready-made esposto diventa testimonianza di un’epoca che ha saputo trasformare la crisi in creatività. Man Ray ci insegna che la luce non è solo strumento tecnico, ma metafora esistenziale – è nel gioco tra ombra e illuminazione che si rivela il senso più autentico dell’arte. In un tempo come il nostro, segnato da rapide trasformazioni tecnologiche e sociali, ritrovare questa capacità di sperimentazione poetica diventa non solo necessario, ma urgente. Palazzo Reale offre fino all’11 gennaio 2026 la possibilità di sostare in questo dialogo tra passato e presente, tra tradizione e avanguardia, scoprendo come l’arte possa ancora oggi essere forma di resistenza creativa alla banalità del quotidiano.
QUI, LA NOSTRA PANORAMICA SU MAN RAY
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